Sulle spalle di Ema Stokholma grava un bagaglio esistenziale particolarmente importante. La conduttrice ha raccontato la sua storia.
Nel mese di febbraio 2020 Ema Stokholma ha pubblicato un’opera autobiografica dal titolo Per il mio bene. Si tratta di un progetto che nasce dal tentativo della conduttrice radiofonica di confessarsi e lasciare dietro di sé alcuni degli istanti più bui che hanno caratterizzato la sua infanzia e parte della sua adolescenza. Il libro racconta la storia di Morwenn Moguerou e di una bambina che, pur di sopravvivere alle violenze di sua madre, è stata disposta ad abbandonare la sua casa, la sua patria, alla volta dell’Italia.
Morween, così Ema fu battezzata da sua madre. Tuttavia, di quella bambina è rimasto solo un ricordo offuscato. Per decenni la dj ha tentato di dimenticare, invano, quanto accaduto nella periferia francese. Gli incubi, che tutt’oggi talvolta si impadroniscono della sua mente, hanno trovato concretezza tra le pagine del suo libro.
La donna che avrebbe dovuto proteggerla dal mondo e che, di fronte all’incertezza, avrebbe dovuto fungere da ancora di salvezza, si è rivelata al contrario la peggiore delle presenze. Ema ha ammesso di non essere mai riuscita a perdonarla.
“I miei primi ricordi sono violenti” – racconta Ema nel suo libro – “Non ricordo un abbraccio, un sorriso, una pacca sulla spalla”. La madre della conduttrice era incinta quando il compagno decise di abbandonarla. Il senso di solitudine ed incompletezza si trasdusse in odio e rifiuto manifestato nei confronti dei suoi stessi figli. Decise di incolparli della sua sofferenza e per questo Stokholma e suo fratello subirono le conseguenze dell’instabilità dei loro stessi genitori.
Tra gli abusi, Ema ha raccontato alcuni aneddoti agghiaccianti: “Mi metteva la testa sotto l’acqua, nel water, mi incitava a suicidarmi“. Capitò, un giorno, che la donna la condusse su un ponte e la persuase a gettarsi nel fiume sottostante. E mentre i figli sopravvivevano nella paura di essere sopraffatti dalle botte e dagli schiaffi, il padre dei piccoli rimaneva lontano, in silenzio. “Ho provato a raccontare a mio padre” – ha spiegato Stokholma – “c’è poco ascolto quando ci sono storie del genere”.
Ema è fuggita dalla Francia quando aveva appena 15 anni ed è riuscita a trovare la sua fortuna in Italia. Qui, ha iniziato a lavorare prima come modella, poi come dj ed infine come conduttrice radiofonica. Il 9 dicembre ha spento 40 candeline. Sicuramente quanto accaduto in tenera età la accompagnerà per il resto della sua vita, tuttavia è stata in grado di trarre da quel dolore la forza di realizzarsi come professionista, come donna e soprattutto come essere umano.
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